Campi chirurgici

Chirurgia dell'orecchio

Ipoacusia - Sordità

L’ipoacusia o sordità è la perdita dell’udito, che può essere di gravità variabile. L’ipoacusia è solitamente causata da un danno a carico di una o più strutture dell’orecchio. Può essere monolaterale o bilaterale. È definita trasmissiva, neurosensoriale o mista in base alla sede anatomica dove è localizzato il danno.
Le patologie differiscono molto a seconda che il paziente sia pediatrico o adulto o geriatrico.

IPOACUSIA INFANTILE

Una funzione uditiva normale è il requisito necessario per un corretto sviluppo delle abilità linguistiche. Ipoacusie bilaterali che insorgono prima dei 12-18 mesi di vita possono compromettere in modo significativo lo sviluppo del linguaggio del bambino e provocare un impatto estremamente negativo sulla sua vita sociale e sulle sue abilità comunicative. E’ quindi estremamente importante diagnosticare precocemente le forme di ipoacusia neonatale, al fine di correggere tempestivamente il deficit uditivo e di garantire uno sviluppo del linguaggio corretto. A tale scopo, è stato messo a punto un programma di Screening audiologico neonatale.

Ipoacusia infantile SU BASE GENETICA
Alcune forme di ipoacusia infantile sono ereditarie, causate cioè da mutazioni di geni del DNA implicati nella funzione uditiva e solitamente ereditate dai genitori. Nonostante ciò, spesso i bambini con ipoacusia genetica hanno genitori con funzione uditiva del tutto normale. Nella maggior parte dei casi i bambini con ipoacusia genetica non presentano altre malattie associate; nel 30% dei casi, invece, l’ipoacusia su base genetica fa parte di un quadro sindromico.

Ipoacusia infantile ACQUISITA
Oltre a quelle su base genetica, esistono forme di ipoacusia infantile causate da fattori ambientali, quali: patologie infettive (infezione congenita da Citomegalovirus, Rosolia, Morbillo, Herpesvirus, meningite batterica), esposizione a farmaci ototossici (alcuni antibiotici e chemioterapici).
In età pre-scolare è inoltre possibile osservare quadri di ipoacusia trasmissiva temporanea causata da processi infiammatori a livello di orecchio esterno e/o medio (otite), molto frequenti in questa fascia di età. L’entità di queste forme di ipoacusia, tuttavia, è solitamente lieve o media. Nella maggior parte dei casi queste forme sono temporanee in quanto vengono risolte con la terapia medica. Nei rari casi, invece, di otiti cronicizzate e di difficile risoluzione, è possibile che l’ipoacusia sia protratta nel tempo e che si verifichi un ritardo del linguaggio o deficit di apprendimento.

Sintomi
Lo screening audiologico neonatale, a cui vengono sottoposti tutti i nuovi nati, permette la diagnosi precoce di ipoacusia congenita, prima che insorgano i sintomi caratteristici. Per le forme di ipoacusia infantile ad insorgenza più tardiva, il sospetto tipicamente insorge da parte del genitore per le scarse risposte del bambino ai suoni e per il ritardo del linguaggio. Deficit uditivi lievi potrebbero, poi, essere rilevati in epoca scolare, manifestandosi con difficoltà di apprendimento, attentive e di memoria.

Trattamento
È di fondamentale importanza trattare precocemente le forme di ipoacusia infantile per assicurare uno sviluppo del linguaggio corretto. Il trattamento di prima linea dell’ipoacusia infantile è la riabilitazione uditiva con protesi acustiche. In alcuni casi di ipoacusia profonda che non può essere corretta con le sole protesi acustiche, si può rendere necessaria l’indicazione ad intervento chirurgico di inserimento di impianto cocleare, un dispositivo formato da elettrodi posizionati all’interno della coclea che permette di vicariare la capacità uditiva deficitaria.
Per i pazienti affetti da ipoacusia prevalentemente trasmissiva talvolta si può porre indicazione a protesizzazione acustica per via ossea: si tratta di dispositivi protesici che trasmettono il suono ambientale alle strutture uditive più interne dell’orecchio “bypassando” le alterazioni strutturali. Esistono numerose protesi per via ossea: alcune sono dispositivi completamente esterni, altre sono posizionate chirurgicamente in corrispondenza delle ossa craniche.

IPOACUSIA NELL’ADULTO E NELL’ANZIANO

Ipoacusia POSTCHIRURGICA
In seguito ad interventi dell’orecchio medio, come ad esempio per otiti croniche colesteatomatose, può esitare una ipoacusia di entità variabile, solitamente di tipo trasmissivo.
Durante l’intervento infatti può essere necessario rimuovere la catena ossiculare, oppure la catena stessa può essere interessata da patologia.
Pertanto è necessario un follow up audiologico per valutare l’evolversi dell’ipoacusia, che a volte può migliorare spontaneamente. In caso contrario, in alcuni casi si può eseguire un intervento di revisione per Ossiculoplastica (riposizionamento della catena ossiculare, posizionando eventualmente delle protesi), oppure il paziente può utilizzare delle protesi acustiche, endoaurali o retroauricolari.
Inoltre, in casi selezionati di ipoacusia trasmissiva permanente (conseguenza, ad esempio, di otiti croniche o colesteatomi), in cui non sia stato possibile ottenere un recupero sufficiente dell’udito con la terapia chirurgica o con le protesi “tradizionali”, è possibile porre l’indicazione all’utilizzo di protesi acustiche per via ossea: si tratta di dispositivi protesici che trasmettono il suono ambientale alle strutture uditive più interne dell’orecchio “bypassando” le alterazioni strutturali. Esistono numerose protesi per via ossea: alcune sono dispositivi completamente esterni, altre sono posizionate chirurgicamente in corrispondenza delle ossa craniche.

PRESBIACUSIA
La perdita di udito che avviene in età avanzata causata da meccanismi riconducibili all’invecchiamento cellulare viene definita “presbiacusia”, cioè ipoacusia dell’anziano. Solitamente la perdita è lenta e progressiva e colpisce entrambe le orecchie. La presbiacusia costituisce un fattore di rischio per il deterioramento cognitivo senile, ed è pertanto importante che essa venga monitorata nel tempo e, dove necessario, sottoposta a riabilitazione con protesi acustiche.
Sintomi
Ipoacusia bilaterale ingravescente, con difficoltà soprattutto ad udire le frequenze acute (ad esempio lo squillo del telefono). I pazienti spesso riferiscono difficoltà importanti a comprendere la lingua parlata soprattutto in ambienti con rumore di fondo.
Trattamento
Il trattamento di prima scelta in caso di presbiacusia è la riabilitazione con protesi acustiche. (*link Box informativo per PA sotto)
Qualora il difetto uditivo sia talmente grave da non poter essere corretto con le protesi acustiche, in alcuni casi si rende necessaria l’indicazione ad intervento di impianto cocleare, un dispositivo formato da elettrodi posizionati all’interno della coclea che permette di vicariare la capacità uditiva deficitaria.

IPOACUSIA IMPROVVISA
L’ipoacusia improvvisa è una perdita di udito che insorge improvvisamente di gravità variabile, solitamente monolaterale. Può essere causata da numerosi meccanismi patologici, alcuni dei quali benigni e potenzialmente reversibili (infiammazioni acute del nervo acustico, alterazioni cardio-vascolari, infezioni dell’orecchio, malattia di Mèniére) mentre altri più gravi e permanenti. E’ molto importante che tutti i soggetti con ipoacusia improvvisa si sottopongano ad una visita specialistica urgente tramite l’accesso in Pronto Soccorso. La tempestività del trattamento di queste forme è, infatti, un fattore cruciale per il potenziale recupero della funzionalità uditiva. Inoltre, tutte le forme di ipoacusia improvvisa meritano approfondimenti diagnostici mirati ad individuarne la causa sottostante.

Sintomi
Ipoacusia mono o bilaterale che insorge improvvisamente, in meno di 3 giorni, di gravità variabile. Talvolta può essere associata ad acufene, vertigini e sensazione di ovattamento auricolare.
Trattamento
La prima linea di trattamento in acuto prevede la somministrazione di corticosteroidi per via orale o, nei casi più gravi, intramuscolo. Fondamentale è il timing dell’inizio della terapia: solo se iniziato precocemente il trattamento può potenzialmente ripristinare la perdita uditiva. L’approccio medico viene poi modificato laddove siano stati individuati i meccanismi patologici responsabili del quadro clinico.

Le cause di ipoacusia nel giovane adulto possono essere originate da moltissime patologie, la diagnosi viene pertanto sospettata con molteplici approfondimenti diagnostici.

IPOACUSIA INFANTILE

Una funzione uditiva normale è il requisito necessario per un corretto sviluppo delle abilità linguistiche. Ipoacusie bilaterali che insorgono prima dei 12-18 mesi di vita possono compromettere in modo significativo lo sviluppo del linguaggio del bambino e provocare un impatto estremamente negativo sulla sua vita sociale e sulle sue abilità comunicative. E’ quindi estremamente importante diagnosticare precocemente le forme di ipoacusia neonatale, al fine di correggere tempestivamente il deficit uditivo e di garantire uno sviluppo del linguaggio corretto. A tale scopo, è stato messo a punto un programma di Screening audiologico neonatale.

Ipoacusia infantile SU BASE GENETICA
Alcune forme di ipoacusia infantile sono ereditarie, causate cioè da mutazioni di geni del DNA implicati nella funzione uditiva e solitamente ereditate dai genitori. Nonostante ciò, spesso i bambini con ipoacusia genetica hanno genitori con funzione uditiva del tutto normale. Nella maggior parte dei casi i bambini con ipoacusia genetica non presentano altre malattie associate; nel 30% dei casi, invece, l’ipoacusia su base genetica fa parte di un quadro sindromico.

Ipoacusia infantile ACQUISITA
Oltre a quelle su base genetica, esistono forme di ipoacusia infantile causate da fattori ambientali, quali: patologie infettive (infezione congenita da Citomegalovirus, Rosolia, Morbillo, Herpesvirus, meningite batterica), esposizione a farmaci ototossici (alcuni antibiotici e chemioterapici).
In età pre-scolare è inoltre possibile osservare quadri di ipoacusia trasmissiva temporanea causata da processi infiammatori a livello di orecchio esterno e/o medio (otite), molto frequenti in questa fascia di età. L’entità di queste forme di ipoacusia, tuttavia, è solitamente lieve o media. Nella maggior parte dei casi queste forme sono temporanee in quanto vengono risolte con la terapia medica. Nei rari casi, invece, di otiti cronicizzate e di difficile risoluzione, è possibile che l’ipoacusia sia protratta nel tempo e che si verifichi un ritardo del linguaggio o deficit di apprendimento.

Sintomi
Lo screening audiologico neonatale, a cui vengono sottoposti tutti i nuovi nati, permette la diagnosi precoce di ipoacusia congenita, prima che insorgano i sintomi caratteristici. Per le forme di ipoacusia infantile ad insorgenza più tardiva, il sospetto tipicamente insorge da parte del genitore per le scarse risposte del bambino ai suoni e per il ritardo del linguaggio. Deficit uditivi lievi potrebbero, poi, essere rilevati in epoca scolare, manifestandosi con difficoltà di apprendimento, attentive e di memoria.

Trattamento
È di fondamentale importanza trattare precocemente le forme di ipoacusia infantile per assicurare uno sviluppo del linguaggio corretto. Il trattamento di prima linea dell’ipoacusia infantile è la riabilitazione uditiva con protesi acustiche. In alcuni casi di ipoacusia profonda che non può essere corretta con le sole protesi acustiche, si può rendere necessaria l’indicazione ad intervento chirurgico di inserimento di impianto cocleare, un dispositivo formato da elettrodi posizionati all’interno della coclea che permette di vicariare la capacità uditiva deficitaria.
Per i pazienti affetti da ipoacusia prevalentemente trasmissiva talvolta si può porre indicazione a protesizzazione acustica per via ossea: si tratta di dispositivi protesici che trasmettono il suono ambientale alle strutture uditive più interne dell’orecchio “bypassando” le alterazioni strutturali. Esistono numerose protesi per via ossea: alcune sono dispositivi completamente esterni, altre sono posizionate chirurgicamente in corrispondenza delle ossa craniche.

IPOACUSIA NELL’ADULTO E NELL’ANZIANO

Ipoacusia POSTCHIRURGICA
In seguito ad interventi dell’orecchio medio, come ad esempio per otiti croniche colesteatomatose, può esitare una ipoacusia di entità variabile, solitamente di tipo trasmissivo.
Durante l’intervento infatti può essere necessario rimuovere la catena ossiculare, oppure la catena stessa può essere interessata da patologia.
Pertanto è necessario un follow up audiologico per valutare l’evolversi dell’ipoacusia, che a volte può migliorare spontaneamente. In caso contrario, in alcuni casi si può eseguire un intervento di revisione per Ossiculoplastica (riposizionamento della catena ossiculare, posizionando eventualmente delle protesi), oppure il paziente può utilizzare delle protesi acustiche, endoaurali o retroauricolari.
Inoltre, in casi selezionati di ipoacusia trasmissiva permanente (conseguenza, ad esempio, di otiti croniche o colesteatomi), in cui non sia stato possibile ottenere un recupero sufficiente dell’udito con la terapia chirurgica o con le protesi “tradizionali”, è possibile porre l’indicazione all’utilizzo di protesi acustiche per via ossea: si tratta di dispositivi protesici che trasmettono il suono ambientale alle strutture uditive più interne dell’orecchio “bypassando” le alterazioni strutturali. Esistono numerose protesi per via ossea: alcune sono dispositivi completamente esterni, altre sono posizionate chirurgicamente in corrispondenza delle ossa craniche.

PRESBIACUSIA
La perdita di udito che avviene in età avanzata causata da meccanismi riconducibili all’invecchiamento cellulare viene definita “presbiacusia”, cioè ipoacusia dell’anziano. Solitamente la perdita è lenta e progressiva e colpisce entrambe le orecchie. La presbiacusia costituisce un fattore di rischio per il deterioramento cognitivo senile, ed è pertanto importante che essa venga monitorata nel tempo e, dove necessario, sottoposta a riabilitazione con protesi acustiche.
Sintomi
Ipoacusia bilaterale ingravescente, con difficoltà soprattutto ad udire le frequenze acute (ad esempio lo squillo del telefono). I pazienti spesso riferiscono difficoltà importanti a comprendere la lingua parlata soprattutto in ambienti con rumore di fondo.
Trattamento
Il trattamento di prima scelta in caso di presbiacusia è la riabilitazione con protesi acustiche. (*link Box informativo per PA sotto)
Qualora il difetto uditivo sia talmente grave da non poter essere corretto con le protesi acustiche, in alcuni casi si rende necessaria l’indicazione ad intervento di impianto cocleare, un dispositivo formato da elettrodi posizionati all’interno della coclea che permette di vicariare la capacità uditiva deficitaria.

IPOACUSIA IMPROVVISA
L’ipoacusia improvvisa è una perdita di udito che insorge improvvisamente di gravità variabile, solitamente monolaterale. Può essere causata da numerosi meccanismi patologici, alcuni dei quali benigni e potenzialmente reversibili (infiammazioni acute del nervo acustico, alterazioni cardio-vascolari, infezioni dell’orecchio, malattia di Mèniére) mentre altri più gravi e permanenti. E’ molto importante che tutti i soggetti con ipoacusia improvvisa si sottopongano ad una visita specialistica urgente tramite l’accesso in Pronto Soccorso. La tempestività del trattamento di queste forme è, infatti, un fattore cruciale per il potenziale recupero della funzionalità uditiva. Inoltre, tutte le forme di ipoacusia improvvisa meritano approfondimenti diagnostici mirati ad individuarne la causa sottostante.

Sintomi
Ipoacusia mono o bilaterale che insorge improvvisamente, in meno di 3 giorni, di gravità variabile. Talvolta può essere associata ad acufene, vertigini e sensazione di ovattamento auricolare.
Trattamento
La prima linea di trattamento in acuto prevede la somministrazione di corticosteroidi per via orale o, nei casi più gravi, intramuscolo. Fondamentale è il timing dell’inizio della terapia: solo se iniziato precocemente il trattamento può potenzialmente ripristinare la perdita uditiva. L’approccio medico viene poi modificato laddove siano stati individuati i meccanismi patologici responsabili del quadro clinico.

Le cause di ipoacusia nel giovane adulto possono essere originate da moltissime patologie, la diagnosi viene pertanto sospettata con molteplici approfondimenti diagnostici.

ESEMPI

MALATTIA DI MENIERE
La malattia di Ménière è una patologia dell’orecchio interno caratterizzata da ipoacusia, vertigini e acufeni. E’ causata dalla distensione di alcune strutture della coclea contenenti liquido endolinfatico. I sintomi hanno un tipico andamento fluttuante, con periodi di benessere clinico che si alternano a riacutizzazioni dell’ipoacusia, dell’acufene e delle vertigini. I fattori causali di questa malattia non sono attualmente noti.
Sintomi
La malattia si manifesta solitamente con episodi acuti di ipoacusia fluttuante, spesso monolaterale, di entità variabile e caratteristica per le frequenze gravi, associata a vertigini intense e ricorrenti della durata di ore e acufene; spesso i pazienti riferiscono inoltre sensazione di ovattamento auricolare. Solitamente episodi di riacutizzazione dei sintomi sono intervallati da periodi di benessere soggettivo.
Trattamento
L’approccio terapeutico alla malattia di Ménière si avvale di alcuni farmaci mirati a controllare i sintomi durante gli episodi acuti (antistaminici, beta-istina, anticolinergici) e di alcune norme comportamentali.

SINDROME DI MINOR o Deiscenza del Canale Semicircolare Superiore
E’ una patologia dell’orecchio interno caratterizzata dall’assottigliamento di una porzione specifica dell’osso che limita superiormente il canale semicircolare superiore. Solitamente è caratterizzata da vertigini ricorrenti. Può in taluni casi associarsi anche a ipoacusia ed acufeni.

FISTOLA PERILINFATICA
E’ una patologia dell’orecchio interno causata da un’anomala comunicazione tra orecchio medio e orecchio interno, che comporta nella maggior parte dei casi vertigini ricorrenti. Questo fenomeno può essere la conseguenza di eventi infiammatori dell’orecchio medio, anomalie anatomiche; in altri casi la causa rimane sconosciuta. E’ una patologia poco frequente ma che entra in diagnosi differenziale con le altre patologie che provocano vertigini ricorrenti.

DANNO OTOTOSSICO DA FARMACI
Alcuni farmaci vengono detti “ototossici” per la loro possibilità di dare come effetto collaterale un danno a livello dell’orecchio interno. Tra queste sostanze rientrano alcuni antibiotici aminoglicosidici (gentamicina, streptomicina), chemioterapici (cisplatino, carboplatino) e alcuni diuretici (furosemide).

TRAUMI ACUSITICI
L’esposizione a suoni di elevata intensità e per un tempo prolungato può causare un danno cocleare permanente. Molto importante è quindi mettere in atto misure di prevenzione del danno da trauma acustico, soprattutto negli ambienti lavorativi caratterizzati da rumore prolungato ad alto volume.

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LE ATTIVITA’ NEL DETTAGLIO

Altri interventi chirurgici e patologie trattate

Paraganglioma timpano-giugulare o del temporale

I paragangliomi (o tumori glomici) sono neoplasie benigne riccamente vascolarizzate che si sviluppano a livello dell’orecchio medio e della base del cranio. A seconda della localizzazione si possono distinguere paragangliomi di classe A (esclusiva localizzazione promontoriale o della cassa timpanica); di classe B (interessamento timpano mastoideo); di classe C (estensione timpano-giugulare a livello della base del cranio con coinvolgimento della carotide interna fino al forame lacero anteriore; di classe D (interessamento intracranico, intradurale).

Tumori nasali maligni del basicranio

I tumori maligni del distretto naso-sinusale sono patologie non frequenti che rappresentano l’1% di tutte le neoplasie maligne.
Le più frequenti derivano dal tessuto epiteliale di rivestimento delle cavità nasali e sono rappresentate da:
– Carcinomi squamocellulari
– Adenocarcinomi

Altre forme di più raro riscontro sono:
– Carcinomi indifferenziati dei seni paranasali (i cosiddetti SNUC)
– Carcinomi neuroendocrini (i cosiddetti SNEC)
– Neuroestesioblastoma, tumore di origine neuroectodermica che si sviluppa dalle cellule olfattorie nasali
– Melanoma mucoso, anch’esso ad origine neuroectodermica
– Carcinoma adenoidocistico e carcinoma mucoepidermoide di derivazione dal tessuto delle ghiandole salivari minori
– Sarcomi, a derivazione mesenchimale

Clinica e iter diagnostico

La diagnosi di queste patologie è complessa, in quanto le manifestazioni cliniche sono subdole e con caratteristiche aspecifiche e comuni con le forme infiammatorie del distretto. Infatti, i primi sintomi lamentati dal paziente sono scoli nasali, epistassi, ostruzione respiratoria, ma sempre per lo più monolaterali.
Al fine di indirizzare la diagnosi, un ruolo importante è dato dall’anamnesi, in particolare l’esposizione professionale ad inalanti irritanti quali polveri e vapori di legno duro e cuoio, predispone allo sviluppo dell’adenocarcinoma.
Non sempre la diagnosi è precoce, per cui la malattia viene individuata in stadio avanzato. Questi tumori tendono ad invadere le strutture limitrofe quali l’orbita, la fossa cranica e le strutture meningee, la fossa pterigo-mascellare e infratemporale al cui interno sono contenute strutture vascolari e nervose nobili: in queste fasi compaiono deformità facciali, parestesie, nevralgie e disturbi oculari a seconda delle strutture coinvolte.

L’inquadramento diagnostico prevede l’impiego di rinofibroscopia rigida o flessibile, con annessa biopsia della lesione per identificare la natura istologica. A complemento vengono effettuate TC massiccio facciale e RMN massiccio facciale con mezzo di contrasto, per valutare l’estensione della malattia a livello loco-regionale. Importanti anche le ricostruzioni in assiale, coronale e sagittale per avere un’idea a 360° dei rapporti della malattia con le strutture limitrofe in previsione dell’intervento chirurgico. La stadiazione a livello linfonodale e a distanza viene definita per mezzo di ecografia del collo, TC torace e/o PET/TC.

Tumori della faringe

Le neoplasie di questa sede sono per lo più carcinomi squamocellulari che si sviluppano maggiormente nel sesso maschile con incidenza maggiore intorno alla sesta decade di vita.
Le sottosedi sono rappresentate da:
– Rinofaringe: situato posteriormente alle coane (l’apertura posteriore delle fosse nasali). Contiene gli osti tubarici che comunicano con l’orecchio medio
– Orofaringe: situato posteriormente alla bocca e comprende il palato molle, le logge tonsillari e le tonsille, la base della lingua
– Ipofaringe: porzione inferiore della faringe che comunica in basso con l’esofago attraverso i seni piriformi

Per quanto riguarda i tumori del rinofaringe è stata riscontrata una correlazione tra l’infezione da Virus di Epstein Barr (EBV) e lo sviluppo della neoplasia. Per quanto riguarda invece l’orofaringe, ci può essere un’associazione con l’infezione da Papilloma Virus Umano (HPV), primo fra tutti il genotipo 16.

Clinica e iter diagnostico
La sintomatologia descritta dal paziente varia a seconda del distretto coinvolto. Nel caso di neoformazione a partenza dal rinofaringe, si ha una difficoltà respiratoria nasale da blocco coanale, con retrazione della membrana timpanica da disventilazione per blocco tubarico; possibile epistassi. Per i tumori dell’orofaringe e ipofaringe, la sintomatologia è per lo più otalgia riflessa, disfagia, emoftoe (saliva screziata di sangue).
L’esame obiettivo inizia con l’ispezione, in particolare per quanto riguarda l’orofaringe, in cui le lesioni possono essere evidenziate abbastanza agevolmente. Al fine di indagare meglio rinofaringe e ipofaringe si utilizza la rinofibrolaringoscopia con ottica flessibile.
L’approfondimento diagnostico, come per gli altri tumori del distretto testa collo viene effettuato mediante imaging, in particolare mediante TC collo con mezzo di contrasto, ancora meglio risonanza magnetica con mezzo di contrasto paramagnetico. Si eseguono poi esami di stadiazione, quali TC torace e PET. La diagnosi di certezza si ha con il prelievo bioptico.

Impianti cocleari e endoscopia assistita e abi

L’intervento di impianto cocleare permette il recupero o l’acquisizione di una capacità uditiva adeguata per le normali attività quotidiane e di vita relazionale.
Il paziente candidato a intervento necessita di una TC orecchio medio/interno senza mdc e di una RM delle rocche petrose con mdc ai fini della programmazione chirurgica.

Indicazioni
– Adulti con ipoacusia severa/profonda bilaterale con benefici insufficienti derivanti dalla protesizzazione acustica
– Bambini tra i 12-24 mesi con ipoacusia profonda che non raggiungono i risultati uditivi e comunicativi in linea con l’età
– Bambini/ragazzi tra i 2-18 anni con ipoacusia severa/profonda bilaterale con benefici insufficienti derivanti dalla protesizzazione acustica o che non raggiungono i risultati uditivi e comunicativi in linea con l’età

Descrizione

L’intervento prevede l’esecuzione di una mastoidectomia con successivo accesso alla cassa del timpano attraverso una timpanotomia posteriore. Attraverso visione microscopica viene inserito l’elettrodo dell’impianto nella coclea attraverso la finestra rotonda. Questi elettrodi sono in grado di stimolare le terminazioni nervose del nervo acustico in risposta a dei suoni veicolati attraverso un trasduttore allocato nel sottocute della regione temporale. A questo trasduttore aderisce un microfono esterno attraverso un magnete che raccoglie ed elabora i suoni ambientali.

Dopo l’intervento

L’attivazione e la riabilitazione uditiva vengono eseguite dopo la dimissione presso il nostro servizio di Audiologia.
L’intervento di impianto cocleare prevede infatti un periodo piuttosto lungo di riabilitazione acustica e logopedica post-chirurgica. Il paziente, dopo l’intervento, è sottoposto a stimolazioni sonore diverse da quelle a cui era stato esposto in precedenza e deve, pertanto, “allenare” la funzione uditiva alla nuova modalità di ascolto. L’otology team accompagna il paziente in tutte le fasi riabilitative post-chirurgiche e nel follow-up a lungo termine, sebbene l’elemento fondamentale per la riuscita della riabilitazione sia la volontà del paziente stesso.

Dettaglio specializzazione

Tipologia di interventi chirurgici orecchio

Le testimonianze dei nostri pazienti

Asportazione di colesteatoma mediante approccio transotico
“Spett.le Reparto Otorinolaringoiatria del Policlinico di Modena, dopo aver affrontato intervento chirurgico di exeresi di colesteatoma, nella giornata di ieri 28.03.24 sono stato dimesso. Una degenza durata una settimana in occasione della quale ho avuto il privilegio di incontrare personale sanitario straordinario, competente e disponibile. Tutti indistintamente i componenti dello staff a cui fa capo il Prof. Marchioni Daniele, mi hanno permesso di affrontare questo percorso nelle migliori condizioni di serenità e consapevolezza di essere seguito da chi svolge il difficile lavoro di medico con passione e grande senso di responsabilità. Siete davvero persone straordinarie. Menzione particolare per la Dott.ssa Valerini Sara la quale, sin dalla mia primissima visita presso i Vostri Ambulatori, mi ha trasmesso sicurezza, serenità e consapevolezza che il percorso appena iniziato si sarebbe concluso positivamente. Vi porterò tutti sempre nel mio cuore”.
Colesteatoma dell’apice della rocca (pregresso sospetto di neurinoma del nervo facciale)
La mia storia clinica inizia nel 2019. Dopo periodi di persistenti vertigini, acuto acufene e lievi cambiamenti dei miei tratti somatici, mi accingevo a fare i miei primi controlli. Era ottobre del 2020 allorché la risonanza magnetica alle rocche petrose con mezzo di contrasto, per sospetto neurinoma del nervo facciale a livello del segmento labirintico e ganglio genicolato, evidenziava la presenza di neoformazione di circa 3 mm a livello del cavo del timpano di destra medialmente alla catena ossiculare e davanti al promontorio. Medici su medici, controlli su controlli, i tratti del mio viso iniziavano a cambiare repentinamente, e la diagnosi dei vari medici, risultava ormai pleonastica: neurinoma del VII nervo facciale. Quando mi sono rivolta al Policlinico di Modena, il Prof.Marchioni, insieme alla sua équipe, ha da subito studiato pedantemente il mio caso. Quando sono stata ricoverata, avevo raggiunto una paralisi facciale completa, con una formazione espansiva intrapetrosa di circa 8 mm. Il 26.07.2022 ho subito un intervento di “exeresi di colesteatoma dell’apice rocca petrosa con estensione sovralabirintica con approccio fossa cranica media”. Il post-operatorio è risultato assolutamente indolore ed inaspettatamente veloce. Sono stata dimessa con una paralisi facciale stadio IV-V e dopo 4 mesi di logopedia facciale, ho riscontrato un miglioramento del 37% ( chiusura quasi completa dell’occhio destro, recupero del tono muscolare e piccoli accenni di motilità concernenti il lato destro del viso). Ringrazio il Prof. Daniele Marchioni, la Dott.ssa Gaia Federici e tutta la equipe medica che mi ha seguita, per avermi ridato una vita normale. Ringrazio tutte le infermiere che mi hanno accolto con calore e gentilezza, nel mio difficile percorso ospedaliero. Infine, ringrazio la Dottoressa Federica Nizzoli, colei che mi sta accanto durante il mio percorso riabilitativo.
Neurinoma dell’acustico
Comincio ringraziando il Professor Marchioni, tutta la sua equipe, ed il personale del reparto otorino testa- collo per avermi operata e per l’impeccabile trattamento pre e post operatorio. Nel settembre 2021 mi venne diagnosticato un neurinoma del nervo acustico e a dicembre del 2021 fui operata al policlinico di Modena. Da giugno 2021 cominciai ad accusare i sintomi (scarsità dell’udito, perdita dell’equilibrio, mal di testa, nausea) che col passare dei mesi si fecero sempre più forti, insopportabili ed inabilitanti (perdita dell’autosufficienza). Visitata a settembre dal Professore, individuò la causa di tutto in un neurinoma dell’acustico di 1,6 cm. Mi prospetto’ due possibilità: 1) la radioterapia per ridurre la massa 2) l’intervento chirurgico per l’asportazione. Nonostante la grande paura per gli effetti collaterali, subito esposti dal Professore, di successiva sordità e possibile paresi facciale, optai per l’intervento e ne sono felice. Dopo una non facile convalescenza sono sono riuscita a riprendere la mia vita normale.
Tumore maligno nasale
Prima dell’operazione ero sotto shock, non mi ponevo molte domande, allo stesso tempo non ero tranquilla. Il prof Marchioni mi ha spiegato molto bene tutto quello che avrei affrontato, mi sono affidata completamente a lui e mi sono tranquillizzata. L’intervento è andato meglio del previsto, non ho sentito particolare dolore, solo mal di schiena per le molte ore sul lettino operatorio, migliorato con il materasso anti decubito. Gli specializzandi sono stati molto presenti, mi hanno anche accompagnata a fare la Tc, per assicurarsi che io non muovessi la testa in modo scorretto (sono rimasta allettata 7 giorni per prevenire la fistola). Mi hanno accudita quando avevo bisogno o ero demoralizzata, mi sono sentita ascoltata. Ho mangiato il giorno dopo l’intervento. La radioterapia è stata la parte più difficile della mia esperienza. Adesso che ho finito i trattamenti sto bene, sono aumentata di peso a causa del cortisone che ho dovuto fare, ma sto rientrando al mio peso forma. Sto cominciando ad uscire, anche vista la bella stagione. Se dovessi incontrare qualcuno che deve fare il mio stesso percorso, gli direi di affidarsi ai dottori e affrontare con coraggio la malattia, io così l’ho superata.