Campi chirurgici
Chirurgia della base cranica
Trattamento delle fistole rinoliquorali
Il trattamento delle fistole rinoliquorali è di tipo chirurgico endoscopico.

Descrizione
L’intervento di plastica di fistola rinoliquorale consiste nell’individuazione del tramite fistoloso sul tetto della cavità nasale, l’asportazione di tutta la mucosa circostante la lesione esponendo il tessuto osseo per permettere un ottimale attecchimento dell’innesto posizionato a fini riparativi. L’innesto è rappresentato, nella maggior parte dei casi, da mucopericondrio prelevato dal setto, solitamente nella fossa nasale controlaterale a quella operata. L’innesto viene poi stabilizzato mediante colla di fibrina e tamponamento con materiale riassorbibile. In caso di presenza di meningo- o meningoencefaloceli, il tessuto erniato in cavità nasale viene asportato. In caso di difetti ossei molto ampi (>4cm) vengono utilizzati innesti compositi in multistrato (di solito triplice) mucopericondrali e di fascia. Negli ultimi anni abbiamo perfezionato la tecnica di riparazione di difetti molto ampi con il lembo mucopericondrale naso-settale peduncolato di Haddad-Bassagasteguy, che, ricevendo apporto nutritivo dall’arteria naso settale, conservata nel peduncolo, può avere grandi dimensioni e fornisce ottimi risultati in riparazione di difetti di grandi dimensioni.
Altri tessuti autologhi utilizzati sono il lembo di galea capitis (incisione bicoronale, poi completamente nascosta dai capelli), la fascia lata (incisione della parte esterna della coscia, di circa 7-10 cm) ed il grasso addominale.
I pazienti operati per via endoscopica esclusiva presentano un decorso post-operatorio molto più rapido e con meno complicanze. È necessario osservare un periodo di immobilità a letto di 3 giorni, per consentire all’innesto un ottimale attecchimento. Nella nostra esperienza non usiamo posizionare un drenaggio lombare in questi pazienti, come invece descritto da altri autori.
Il paziente verrà seguito nel nostro ambulatorio Basicranio per le visite post-operatorie.
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LE ATTIVITA’ NEL DETTAGLIO
Altri interventi chirurgici e patologie trattate
Via transotica endoscopica assistita
Questa via di approccio consente la rimozione di lesioni che interessano la rocca petrosa con o senza estensione all’angolo pontocerebellare in pazienti con funzione uditiva compromessa. Consiste in un primo tempo microscopico e una fase endoscopica al termine della procedura microscopica che ha lo scopo di radicalizzare il tessuto neoplastico intorno alle strutture nobili quali la carotide interna e il nervo facciale. Questa via di approccio consente un buon controllo della carotide interna (carotide verticale intrapetrosa e tratto infero-mediale della porzione orizzontale) a livello dell’apice della rocca.
Via infratemporale tipo B
L’approccio di tipo B consente l’accesso all’apice petroso, al clivus, al segmento orizzontale della carotide intratemporale e alla fossa infratemporale posteriore.
L’approccio di tipo C è un’estensione dell’approccio di tipo B e consente l’accesso fossa infratemporale, fossa pterigopalatina, regione parasellare e rinofaringe.
Colesteatoma
Il colesteatoma è un tipo di otite cronica caratterizzata dalla presenza di tessuto epiteliale anomalo che occupa la cassa del timpano. Questo materiale può determinare, nel tempo, lesioni espansive e fenomeni erosivi a carico delle strutture timpaniche, andando ad alterare l’anatomia dell’orecchio medio. Il colesteatoma, in base all’epoca di insorgenza, viene definito:
– Colesteatoma congenito
E’ tipico dell’età pediatrica, deriva da difetti che avvengono nello sviluppo delle strutture dell’orecchio durante la vita fetale. Si manifesta con una massa biancastra visibile per trasparenza dietro ad una membrana timpanica integra, in pazienti senza una storia di infiammazioni dell’orecchio, traumi e/o otochirurgia precedente;
– Colesteatoma acquisito
È distinto in primitivo e secondario.
Il colesteatoma acquisito primario dell’attico secondo alcune teorie deriva da una disventilazione selettiva a livello della regione atticale con seguente depressione di questa area anatomica che provoca una retrazione della pars flaccida (porzione apicale del timpano) all’interno dell’epitimpano sempre più profonda sino a determinare il processo flogistico erosivo cronico alla base della malattia colesteatomatosa. Il colesteatoma acquisito secondario deriva invece da un’otite cronica perforata con invaginazione della pelle del condotto uditivo esterno all’interno della cassa timpanica che determina una successiva proliferazione di detriti epidermici e di flogosi cronica.
Tecniche di rianimazione statica del nervo facciale
Queste procedure non si basano sul recupero della contrazione muscolare. Vengono utilizzate per migliorare la chiusura della palpebra.
